Intelligenza artificiale e nuovi orizzonti filantropici

Di Adriano Izzo, Avvocato civilista e Presidente della Fondazione Gennaro Santilli ETS,

Se l'intelligenza artificiale (IA) è destinata a cambiare e migliorare il nostro futuro, è fondamentale interrogarsi sulle sue potenziali applicazioni nella filantropia e nel settore non-profit.

Tralasciando gli aspetti etici e normativi, che restano critici, consideriamo se e in che modo l'intelligenza artificiale può supportare gli sforzi filantropici, migliorandone l'efficacia e l'impatto.

L'intelligenza artificiale potrebbe apportare interessanti progressi alla filantropia, come consentire ai filantropi di raccogliere rapidamente informazioni dettagliate sulle organizzazioni non profit, identificare più facilmente i donatori e facilitare l'abbinamento di lavoro per le popolazioni vulnerabili. Potrebbe anche accelerare la raccolta dati per la filantropia sistemica, volta a risolvere i problemi in modo sostenibile anziché supportare progetti isolati. Inoltre, l'intelligenza artificiale potrebbe semplificare la misurazione dell'impatto per le iniziative filantropiche, prevenendo investimenti non necessari. Inoltre, il supporto dell'intelligenza artificiale nelle terapie potrebbe ridurre la complessità, rendendo i trattamenti più gestibili ed efficaci.

Il tema dell'intelligenza artificiale nella filantropia richiede una riflessione su due livelli: economico e sistemico/organizzativo.

Considerazioni economiche
Attualmente, i maggiori investimenti in AI sono focalizzati principalmente su settori industriali come l'aerospaziale e l'automotive. Al contrario, i finanziamenti per il settore non-profit rimangono limitati. La mancanza di risorse per l'innovazione tecnologica in un'area così vitale potrebbe indebolire significativamente la sua capacità di rispondere efficacemente alle esigenze delle persone, con conseguente perdita di impatto e competitività. Ciò potrebbe danneggiare il bene comune, che le organizzazioni non-profit si sforzano di salvaguardare attraverso dedizione e sacrificio.

Sfide organizzative
Non bisogna limitarsi tuttavia alla sola connotazione economica della questione. Anche ad ammettere che il settore sia in grado di intercettare investimenti in materia di intelligenza artificiale, sussiste il rischio che, in assenza di una burocrazia più semplice e snella oppure di una adeguata formazione del personale, le risorse non siano adeguatamente gestite o addirittura, una volta stanziate, non vengano utilizzate.

Conclusione
L'IA presenta nuove sfide che, se affrontate nel rispetto dei diritti e con una prospettiva incentrata sull'uomo, potrebbero guidare un'innovazione sostanziale nell'affrontare gli obiettivi sociali. Tuttavia, il successo richiede pianificazione, formazione, ripensamento dei metodi di gestione delle risorse e potenziamento delle strutture di ricerca.

Una pietra miliare recente evidenzia questo potenziale: l'European AI and Society Fund ha ricevuto una sovvenzione di 1 milione di $ dal Luminate Group per garantire che lo sviluppo dell'IA in Europa dia priorità al bene pubblico, ai diritti umani e alla giustizia sociale. Questo sforzo collaborativo di 14 fondazioni consentirà ai gruppi della società civile in tutta Europa di influenzare le politiche e le discussioni sull'IA. Il finanziamento mira a rafforzare queste organizzazioni, migliorare le loro capacità e amplificare le voci delle comunità vulnerabili che affrontano rischi come la discriminazione algoritmica e l'esclusione economica.

Un futuro migliore è possibile. Invece di opporci all'evoluzione tecnologica, dobbiamo creare le condizioni per abbracciare e sfruttare il suo vasto potenziale.

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