Di Andrea Tucci,
Parlare di Palestina e Israele in Francia è un'attività ad alto rischio, anche nel santuario che l'università dovrebbe essere, in quanto luogo per eccellenza del dibattito, dello sviluppo di una conoscenza libera da dogmi e della trasmissione di un sapere critico.
Le ultime “vittime” di marzo sono state tre studenti espulsi per 30 giorni dall’istituto Sciences Po, il prestigioso Istituto di studi politici di Parigi, in seguito ad una manifestazione organizzata a febbraio su appello delle associazioni studentesche per chiedere il riconoscimento del genocidio in Palestina e la rottura dei partenariati con le università israeliane complici.
In precedenza, un seminario organizzato per un anno e mezzo dagli studenti dell' École Normale Superieure, una “grande ecole” francese, è stata presa di mira da una violenta campagna di diffamazione e insulti islamofobi sui social media dopo aver ospitato gli autori di due libri, intitolati Contro l'antisemitismo e la sua istituzionalizzazione e di Antisionismo: una storia ebraicaLa campagna ha spinto la scuola a posticipare la sessione successiva ad una data da destinare.
Qualche settimana prima, Pascal Boniface, direttore dell’Istituto delle relazioni strategiche e internazionali (IRIS) e da tempo bersaglio di accuse di antisemitismo da parte dei sostenitori di Israele in Francia per la sua lettura del conflitto israelo-palestinese, aveva visto la sua conferenza all’università di Villetaneuse, annullata dal suo presidente per “ragioni di sicurezza”:
Questo clima francese di Maccartismo ha iniziato a permeare l'università del Paese il giorno successivo all'attentato del 7 ottobre e da quel momento i ricercatori vengono segnalati agli organi di amministrazione dai loro colleghi o studenti per post sui social media o nelle mailing list interne, o addirittura segnalati alla procura da parlamentari o da organizzazioni ebraiche semplicemente per aver inquadrato l'attentato del 7 ottobre nel suo contesto storico, e alcuni di questi sono stati sottoposti a sanzioni universitarie, mentre altri vengono perseguiti per "apologia del terrorismo".
Allo stesso tempo, denunciando il genocidio di Israele a Gaza, gli studenti hanno chiesto alle loro istituzioni di sostenere pubblicamente un cessate il fuoco e di rivedere le loro partnership con le università israeliane e le aziende di armi francesi, le cui attività contribuiscono al genocidio o alla colonizzazione dei territori palestinesi.
Con forte delusione Il Comitato Etico del Ministero dell'Istruzione Superiore e della Ricerca ha escluso qualsiasi possibilità di mettere in discussione le partnership con le università israeliane o con le aziende produttrici di armi.
In conformità con la sua politica di solidarietà con Israele, il governo francese ha inviato la polizia per allontanare i dimostranti, descritti dai media come “teppisti golpisti” o sostenitori del “soft power islamista”.
Anche la “laicità”, che storicamente designa la separazione tra Chiesa e Stato ma che è diventata il pilastro di una “religione laica” di Stato in Francia, viene invocata per proibire qualsiasi espressione accademica su questioni politiche. In concreto, l’università come spazio per il libero discorso pubblico è finita.
I dirigenti universitari sono sempre più soggetti alle ingiunzioni del potere esecutivo, il che significa che le questioni politiche e sociali vengono semplicemente ridotte ad una mera dimensione di sicurezza, con conseguente aumento del peso della polizia o dei servizi segreti.
Ogni discorso accademico è ormai considerato una questione di ordine pubblico. Questa tendenza è particolarmente evidente in tutto ciò che riguarda il mondo arabo.
Lo shock del 7 ottobre e le accuse di antisemitismo sono stati usati come armi per emarginare ulteriormente il mondo accademico e squalificare il dibattito accademico quando contraddice le indicazioni della leadership.
Oggigiorno negli Stati Uniti stiamo assistendo a come questo ricorso al “buon senso” stia alimentando una rivoluzione conservatrice che sta devastando la libertà accademica, la giustizia sociale e la democrazia.
Seguendo questa linea, l’attuale sottomissione delle università francesi ad una “Politica di solidarietà con Israele”, non fa che mettere in luce lo stato del livello della democrazia ma anche della giustizia.
Libertà, Fraternità, Egalité.