Trump: i colloqui diretti con Hamas potrebbero aprire opportunità inaspettate

di Andrea Tucci,

Pochi giorni dopo che il presidente Donald Trump aveva svelato il suo piano di svuotare definitivamente Gaza dai palestinesi, mentre funzionari statunitensi erano impegnati in colloqui con Hamas a Doha. 

In passato è stato un principio sacro della politica statunitense non parlare mai a nessun livello con Hamas, dichiarato dal 1997 come gruppo terroristico . Di certo le sue implicazioni, di non considerare decenni di politica statunitense consolidata, potrebbero essere profonde.

Il mantra è stato che gli USA "non si negozia con i terroristi". Lasciando da parte la spinosa questione di chi sia un terrorista, questo è stato più onorato nella violazione che nell'osservanza. Infatti nel 1995, l'allora presidente Bill Clinton incontrò l'allora leader dello Sinn Fein Gerry Adams, nonostante l'associazione del suo partito con l'IRA fosse all'epoca considerata un'organizzazione terroristica. 

Il mese scorso a Doha, mentre il negoziatore statunitense per gli ostaggi Adam Boehler si impegnava in colloqui diretti con Hamas, oltre allo scambio di prigionieri, Hamas ha offerto un cessate il fuoco di cinque-dieci anni, dimostrando che la portata di questi incontri non era affatto limitata.

Dopo questi fatti la leadership israeliana è furibonda, temendo una politica statunitense separata su Hamas. Di sicuro l'amministrazione Trump non si scusa: "Non siamo un agente di Israele".   

Trump sostiene Netanyahu, ma non gli è per nulla assoggettato. L'agenda di Trump è "America First". 

Un'analisi superficiale ha spesso dipinto Trump come un filo-israeliano, qualunque cosa accada; sebbene Trump dia il via libera a Israele sulla questione palestinese, è molto più capace di Biden di agire contro la volontà di Israele, se gli fa comodo. 

I leader israeliani sono certamente preoccupati per quello che Trump potrebbe fare in seguito. Il presidente Americano accetterà un accordo con Hamas senza il loro consenso? Darà il via ai colloqui con Teheran senza un loro conivolgimento? Aprirà un canale segreto con l'Iran?

Nonostante tutte le critiche rivolte a Trump, merita qualche elogio per aver fatto una delle mosse politiche più intelligenti degli Stati Uniti da anni, anche se ciò comporta una serie di avvertenze. Trump vuole fare accordi e non si fa questo vietando il contatto con una delle parti in conflitto. 

Quindi in futuro con chi non parlerebbe Trump? Negoziare con Hamas suggerisce che potrebbe anche parlare con Hezbollah o con gli Houthi, se pensa che le circostanze lo richiedano. Trump ha indicato che parlare con l'Iran, nonostante la sua politica di "massima pressione", non è escluso. 

Cosa possono pensare gli alleati tradizionali di Washington di tutto questo? Paesi come Germania, Francia e Regno Unito si sono tenuti ben lontani dal contatto con Hamas, aderendo ai “principi del Quartetto”, che stabiliscono che non ci saranno contatti con il gruppo finché il “gruppo terroristico” non rinunci alla violenza, riconosca Israele e rispetti tutti i precedenti accordi di pace.  

Vale la pena notare che Israele non ha rinunciato alla violenza, anzi l'ha intensificata con il massacro di migliaia di innocenti a Gaza. In più non solo rifiuta accordi precedenti, come gli Accordi di Oslo, ma si oppone anche a qualsiasi mossa verso uno stato palestinese. 

Parlare con i “terroristi” potrebbe porre fine ai conflitti armati?

La storia insegna che, sulla base della sua esperienza nel contribuire a risolvere il conflitto in Irlanda del Nord, troppo spesso gli stati hanno versato molto sangue, sprecato enormi quantità di denaro e tempo per evitare di parlare con "tali gruppi terroristici", ma alla fine finiscono sempre per farlo, quindi è meglio arrivare subito a quel punto.

Questo approccio può funzionare anche in Medio Oriente? Escludere Hamas non ha prodotto grandi benefici evidenti. Parti come Egitto e Qatar si sono impegnate con Hamas, mentre gli attori statunitensi ed europei hanno dovuto fare affidamento su terze parti per dialogare. 

Impegnarsi con Hamas non equivale a sostenere Hamas. È solo una valutazione lucida che il dialogo, anche tra le parti più ostili, può produrre alcuni risultati e sbloccare possibilità impreviste. La storia insegna, e Trump questa volta potrebbe avere ragione.

In ogni caso il programma di Trump è "America First", anzi, Trump First.

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